Con: Giuseppe Pollicina, Tania Alioto, Emanuela Mendolia, Salvatore Sacco, Salvatore Maiorana, Nino Pollicina ~ Regia: Giuseppe Pollicina
Nella vita hanno lavorato insieme solo una volta, noi abbiamo voluto unire due capolavori di Pirandello e De Filippo che utilizzano delle strutture particolari nate per costruire due atti “Unici” fatti di ritmo, fantasia, ironia e grande tecnica. Un percorso costruito appositamente per chi vuole approfondire la storia di questi due autori straordinari.
Cecè di Luigi Pirandello
Cecè è una breve commedia in un atto unico scritta da Luigi Pirandello nel luglio del 1913 a Girgenti, dove Pirandello si trovava per stare vicino alla moglie Antonietta. È il primo atto unico scritto esclusivamente per la scena e fu rappresentato per la prima volta il 14 dicembre del 1915 a Roma al Teatro Orfeo.
La commedia narra, in maniera insolitamente comica per lo stile del drammaturgo e una forma che ricorda il vaudeville di George Feydeau, la storia di un viveur, Cecè, capace di imbrogliare la gente senza farsi alcuno scrupolo. Sullo sfondo della capitale unitaria, la Terza Roma, teatro di scandali e corruzione politica, si svolge la vicenda di Cecè, tipico esemplare di quel mondo parassita di clientele politiche che ormai, per abitudine e cinismo, non era nemmeno più avvertito come immorale. Cecè è un allegro imbroglione che con scanzonata spudoratezza riesce a raggirare sia il commendator Squatriglia, venuto a ringraziarlo per aver ottenuto un favore, sia Nada, nelle cui mani, come pegno d’amore, Cecè ha depositato delle cambiali che, attraverso uno stratagemma, riuscirà a farsi ridare.
“Cecé” anticipa nella tematica l’ultimo dei romanzi pirandelliani, “Uno nessuno e centomila”, che ripropone il tema della scomposizione e che qui troviamo nella celebre battuta in cui il nostro protagonista lamenta di vivere «sparpagliato in centomila», come il Moscarda del romanzo. Anche a Cecè, come a Moscarda, capita di guardarsi allo specchio. «Se mi ci fisso», dice Cecè, «ammattisco.» Ma non è poi il tipo da fissarcisi veramente.
Amicizia di Eduardo De Filippo
Amicizia è un atto unico che appartiene alla maturità di Eduardo De Filippo, scritto nel 1952 e contenuto nella raccolta “Cantata dei giorni dispari“. L’opera narra la storia di Bartolomeo, anziano possidente in fin di vita, accudito dalla sorella Carolina nella loro casa di campagna. Giunge in visita Alberto, un vecchio amico d’infanzia, ma Bartolomeo fa segno di non volerlo vedere. Nel suo delirio invece, chiede di vedere zia Matilde, morta già da tempo. Carolina convince Alberto a farsi passare per la zia. Bartolomeo chiede poi di vedere un carabiniere, un soldato di colore e infine un prete. Alberto si presta a tutti questi travestimenti, ma, quando è nei panni del prete, Bartolomeo gli consegna un plico di lettere e gli confessa il suo segreto: è stato l’amante della moglie di Bartolomeo ed è il padre di suo figlio.
Un testo sull’amicizia trattato con l’umorismo e la tragica comicità tipici di Eduardo e con quel tanto di follia che lo rende uno straordinario capolavoro.