L’Onorevole

Con: Giuseppe Pollicina, Pino De Luca, Tania Alioto, Adriano Russo, Ludovica Fazio, Santi Puliafito, Sergio Lupo, Salvatore Bertè, Sebastiano Puliafito, Anthony Foti. ~ Regia: Giuseppe Pollicina

Prodotto per la stagione 2018 – 2019 in collaborazione con la Compagnia “Teatro 71”.

Il mistero del potere che invade e corrompe le anime: è questo in sostanza il cuore drammaturgico de “L’onorevole”, lo spettacolo tratto dall’omonimo testo del 1965 di Leonardo Sciascia.

Questo lavoro percorre, in tre atti brevi di circa venti minuti ciascuno, la vicenda di un modesto e onesto insegnante di liceo, il professor Frangipane, consacrato (e moralmente dannato) da una repentina elezione al Parlamento e poi da una lunga carriera politica fatta di meschinità, intrighi, cedimenti e tradimenti pubblici e privati, il tutto sancito da una chiusa beffarda dove Pirandello sembra incontrare Brecht.

La trama dello spettacolo e i personaggi 

Un professorino siciliano cede alle lusinghe di un paio di portaborse (all’epoca democristiani, ma oggi di ogni colore politico, di qualsiasi collegio elettorale e di qualunque altra regione italiana) che lo convincono a candidarsi alle elezioni del 1948. Vittoria che si protrarrà per altre successive tornate elettorali. Per la scalata al potere, quindi, Frangipane, lo studioso che abbandona gli alunni e Lucrezio, e con loro ogni resistenza verso compromessi che in un primo momento giudica ripugnanti, diventerà addirittura ministro, finendo per tradire gli affetti familiari, risucchiato da una spirale perversa.

La moglie Assunta, donna silenziosa e devota,  che lo ama e lo sostiene inizialmente nell’affrontare le fatiche quotidiane, assiste con costernazione alla trasformazione dell’uomo.
A questa corrisponderà in lei un cambiamento interiore con l’appropriarsi dell’identità perduta del marito: quell’idealismo e quel senso di giustizia e sete di cultura che avviene dedicandosi con dedizione alle letture preferite del coniuge, specie quelle su “Don Chisciotte”. Arricchisce così la sua istruzione e il suo pensiero politico, regalando spunti di grande moralità e maturando una consapevolezza umana e di valori che la porterà a scoprire la spregiudicata deriva del marito del quale terrà sempre pronta una valigia nell’eventualità che sia arrestato. Così confiderà al mellifluo monsignor Barbarino (nel frattempo chiamato in soccorso dal politico per vanificare gli stravaganti pensieri della moglie) nell’illuminante dialogo che ingaggerà prima di essere cinicamente internata in una casa di cura facendole credere di essere pazza. Il finale metateatrale, brechtiano, spiazzerà lo spettatore portandolo dentro uno scherzo, una digressione che mostra il disincanto della verità, “un crudele e disarmante epilogo che ci farà scorgere in un trionfo di glamour l’abisso quotidiano ormai percepito dalla nostra società come raggiungimento del vero successo”.

Note di Regia

Sono solo tre i lavori scritti da Sciascia per il teatro e questo, fra l’altro in tre atti, non rappresenta il prototipo del lavoro “facile” da mettere in scena.
La prima scelta fatta è stata quella di dare un giorno ben definito ai tre atti: 4 Settembre del 1947 per il primo atto, a qualche mese dalle prime elezioni del 1948; 8 Giugno del 1953 per il secondo atto mentre si raccolgono i dati della seconda tornata elettorale e 1 Settembre del 1964 per il terzo atto in un periodo vicino al secondo governo Moro (fra un rimpasto e l’altro) ma vicino anche al Festival del cinema di Venezia che accompagna questo periodo della storia.
La seconda scelta ha riguardato la scenografia dove le dimensioni di sei sgabelli rappresentano la statura (morale?) del personaggio nell’istante in cui si siede. Tre altezze diverse che caratterizzeranno i protagonisti in scena di volta in volta. Infine le musiche, legate proprio al periodo per sottolineare anche qui i mutamenti del tempo.
Insomma un’opera importante quanto a preveggenza e lungimiranza che, riproposta oggi, risulta forse datata ma dove l’amara profezia di Sciascia ha di gran lunga superato l’immaginazione. Oggi parlare di connivenze tra politica, affari e criminalità organizzata, ascoltare di favori e corruzioni, di furbizie, tradimenti e compromessi, forse ormai non ci scandalizza più di tanto.

Giuseppe Pollicina

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